Una volta superata l’età dei tre anni e in concomitanza con l’ingresso nella scuola dell’infanzia, i bambini iniziano a sviluppare maggiori competenze sociali. La fase del gioco, precedentemente circoscritta all’interazione con le figure genitoriali, coinvolge ora anche i coetanei e diventa gradualmente più ricca e complessa.
L’ingresso in questo stadio e lo sviluppo di tali abilità varia tuttavia a seconda della personalità del bambino e in alcuni casi può svilupparsi più lentamente rispetto ad altri. Sebbene forzare queste dinamiche sia un errore, mamma e papà possono pur sempre contribuire a stimolare la socializzazione del bambino, soprattutto se questo dimostra di rinchiudersi troppo in se stesso, evitando il contatto con gli altri.
Alcuni bambini, anche una volta raggiunti i quattro anni, dimostrano eccessiva timidezza e non interagiscono volentieri con i compagni di gioco. Rispettare il carattere dei nostri figli in questa fase è sempre doveroso, tuttavia ci si può domandare quali passi compiere per agevolare la socializzazione dei bambini più riservati.
Secondo il parere di Simona Trotta, psicoterapeuta e psicologa infantile che opera all’Ospedale Sacco di Milano, molti degli atteggiamenti dei figli dipendono dall’approccio che i loro genitori hanno verso gli altri. Ad esempio, una mamma eccessivamente ansiosa può trasmettere inconsapevolmente le sue preoccupazioni ai figli, che vivrebbero così con disagio le interazioni sociali.
Ugualmente, una famiglia isolata con frequentazioni assai limitate non costruisce un terreno adeguato per lo sviluppo delle competenze sociali dei figli. Bisogna ricordarsi che i genitori fungono sempre da modelli: intrecciando delle relazioni gratificanti in luoghi esterni in presenza dei figli (ad esempio, al parco), i bambini avranno modo di osservare dei comportamenti sociali da ripetere nelle fasi successive della loro crescita.
Ancor prima di esporsi alla socializzazione in un contesto scolastico, è importante che il bambino assimili correttamente le dinamiche interattive giocando con i propri genitori, con gli altri componenti della famiglia e con gli amici, e tutto questo in maniera libera e spontanea.
Nel caso in cui il bambino presenti difficoltà di interazione, sarà importante consultarsi con le maestre o con esperti del settore educativo, cercando di modulare delle proposte finalizzate a stimolare una maggiore apertura del piccolo verso gli stimoli esterni.
I bambini più timidi possono evitare il contatto perché si sentono insicuri o si percepiscono poco apprezzati. Diventa allora utile impostare con loro un dialogo gentile e chiaro, per individuare la natura del loro comportamento ed invitarli alla condivisione e alla socializzazione.
A volte l’isolamento è infatti dettato da un eccesso di egoismo, un atteggiamento tipico della prima fase dell’infanzia che può tuttavia essere superato con il supporto degli adulti e con l’utilizzo di metodi dolci ed inclusivi.
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