La goccia che fa traboccare il vaso può essere una qualsiasi delle innumerevoli situazioni quotidiane che viviamo con i nostri figli (tornare a casa dopo un pomeriggio al parco, in coda al supermercato, la scelta dei vestiti da mettere… ): fra i soliti capriccetti e i piccoli e grandi tira-molla delle famiglie ecco che qualcosa fa incaponire sempre di più il bimbo che decide di piangere a più non posso, trattenere il fiato per qualche secondo, diventare blu in volto e far prendere una grossa paura a mamma e papà.
Si chiamano spasmi affettivi e colpiscono circa il 5% dei bambini fra i 6/9 mesi e i 5 anni di vita; il più delle volte seguono un crescendo di rabbia e pianto intenso e si caratterizzano dal trattenere volontariamente il fiato per alcuni secondi, sufficienti per divenire blu in volto.
Nella maggioranza dei casi, il bambino riprende a respirare dopo pochi secondi, ma non mancano episodi in cui il bambino perde coscienza e sia vittima di crisi convulsive.
Gli esperti sono concordi nel ritenere gli spasmi affettivi siano un atto dimostrativo del bambino che, spesso, vive un rapporto conflittuale con l’autorità: trattenendo il respiro, cerca di richiamare l’attenzione degli adulti su di se’. I genitori spesso hanno il timore che, al di la’ del singolo episodio, possa nascondersi qualcos’altro, come dei disturbi cardiaci o l’epilessia.
Per la tranquillità di tutti, consigliano i pediatri, è sempre prudente far visitare il bambino dal proprio medico in seguito al primo spasmo, per verificare che tutto sia in regola. Tuttavia, è bene ricordare che gli spasmi affettivi si correlano sempre con episodi di rabbia (capricci, spavento o anche un forte dolore causato da una caduta), mentre i sintomi delle patologie più gravi si manifestano senza alcuna connessione con queste cause scatenanti, ma in momenti di quiete e tranquillità.
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