Negli Stati Uniti ad agosto la F.D.A. (Food & Drug Administration) ha approvato lo Zurzuvae, farmaco contro la depressione postpartum, da assumere per via orale.
Si tratta della prima terapia domestica per la cura di questa grave malattia che colpisce un numero sempre crescente di neo-mamme.
I dati sconcertanti di una malattia ancora (in parte) sconosciuta
La Depressione Post Partum (PPD ovvero Post Partum Depression) è una delle potenziali e più gravi conseguenze del parto: in Italia, si stima che circa il 10% delle partorienti ne sia colpito, con percentuali più alte tra le primipare, le madri di gemelli e quelle al di sotto dei 25 anni.
Trattandosi di una sindrome connessa agli sbalzi ormonali e provocata dal malfunzionamento (di solito temporaneo) dei neurotrasmettitori celebrali, è difficile diagnosticarla e spesso i sintomi vengono scambiati per stanchezza o eccesso di emotività. In verità la P.P.D. è una malattia subdola e latente, che colpisce le donne, danneggiando (talvolta irrimediabilmente) il legame col bambino e provocando, nei casi più estremi, istinti suicidi.
Una semplice pillola per una svolta fondamentale
Secondo le ricerche scientifiche, la depressione post partum sarebbe da imputare in larga misura al picco dei livelli ormonali nel periodo successivo al parto.
Lo zuranolone, sotto-prodotto del progesterone, sarebbe in grado di ristabilire velocemente i livelli di stress e le funzionalità celebrali.
La terapia precedentemente applicata agiva esclusivamente per via endovenosa e ciò obbligava le pazienti a ricoveri presso strutture convenzionate e a lunghi periodi d’attesa, prima di potere recepire i primi benefici.
Grazie a Zurzuvae, invece, la terapia potrà essere seguita a domicilio e in totale autonomia: anche se, come per ogni terapia ormonale, potrebbero riscontrarsi alterazione della capacità di concentrazione, sonnolenza e/o vertigini.
Qualora i test futuri confermino i risultati fin qui ottenuti, Zurzuvae potrebbe rappresentare una vera e propria svolta nel trattamento (e nel riconoscimento sociale) della P.P.D., ampliando notevolmente l’accesso alle adeguate cure di questa grave malattia.
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