Nel 2021 sono fioccate tantissime diagnosi di autismo e dislessia tra i minori. E tante si sono rivelate sbagliate.
A pronunciarsi, e interrogarsi se il boom registrato è realistico, è il neuropsichiatra infantile Michele Zappella, docente dell’Università di Siena. Professore che sempre più spesso, valuta bambini con presunti deficit neurologici che dopo un’attenta valutazione, non risultano essere malati.
Autismo e dislessia, due etichette sempre più presenti
“Bambini con l’etichetta“ è il titolo che il professor Michele Zappetta ha scelto per la sua ultima opera, che parla dei disturbi cognitivi e di apprendimento nel bambino. Dei bambini etichettati dislessici, autistici e iperattivi, che portano il fardello di una diagnosi affrettata e precipitosa, spesso errata, che li taglia fuori dalla “normalità” perché non conformi.
Un libro dedicato ai genitori, ma anche agli insegnanti ed educatori, per distinguere la diversità tra vivacità e iperattività, tra timidezza e autismo.
Perché troppo spesso si leggono certificazioni rilasciate in modo troppo frettoloso e leggero.
L’aumento delle diagnosi e la perplessità del prof. Zappella
A smuovere la perplessità del docente, che vanta mezzo secolo di esperienza nella sua materia, è la crescita a dismisura delle diagnosi di patologie psichiche verificatosi negli ultimi anni.
Sempre più spesso infatti, si trova davanti certificazioni di diagnosi (talvolta sbagliate) di
- disturbi dell’apprendimento come dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia
- disabilità cognitive come lo spettro autistico
Soltanto negli ultimi 5 anni, le certificazioni di bambini con dislessia, sono aumentate del 100%, dati impressionanti che difficilmente fanno pensare a una situazione reale e veritiera.
Ma a cosa si attribuisce questo aumento di casi? Sicuramente fino a pochi anni fa, i disturbi dell’apprendimento erano sottovalutati e non venivano approfonditi, ma attualmente la medaglia si è rovesciata completamente ottenendo l’effetto inverso.
La scuola e la sanità, lanciano l’allarme e la richiesta di intervento e approfondimento, secondo il professore, in modo troppo affrettato.
Sempre più spesso nell’ambulatorio del neuropsichiatra senese, arrivano piccoli pazienti con diagnosi di autismo e dislessia. Diagnosi spesso sbagliate perché affrettate, se si considera che ogni bambino ha diverse tempistiche a prescindere da eventuali e reali disturbi neuro-cognitivi di cui può essere affetto.
Confusione e gestione errata nel trattamento dei pazienti
I disagi emotivi dei bambini messi sotto i riflettori dagli insegnanti, vengono interpretati erroneamente ed etichettati come disturbi psichiatrici.
Difficoltà redazionali dettate dalla timidezza o da un carattere particolarmente introverso e chiuso, vengono scambiati per spettro autistico.
Molti bambini con difficoltà di letto-scrittura, con diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) si rivelano soltanto essere pigri o poco collaborativi perché sotto pressione per situazioni delicate dovute ad un’ambiente familiare teso o perché vittime di bullismo in ambiente scolastico.
I bambini vivaci sono classificati come iperattivi.
Appare molto più semplice etichettare un bambino con una patologia piuttosto che impegnare il sistema, ad esempio scolastico per quanto riguarda le ore trascorse a scuola, in un percorso educativo e formativo che insegna a rapportarsi e a gestire anche i bambini difficili.
Il ruolo della famiglia nel contesto di una diagnosi (errata)
Ricevere una diagnosi di autismo o dislessia, ha un peso molto importante per il bambino e per la famiglia.
Spesso la famiglia fatica ad accettare la situazione e non sa come muoversi per poter “aiutare” il proprio figlio, che magari ha soltanto necessità di attenzioni o che i suoi “tempi” vengano rispettati.
L’impatto che una diagnosi di disturbo neuro-cognitivo può avere nel contesto familiare, è molto imponente.
Il bambino si sente etichettato, “diverso”, i genitori si sentono incapaci e impotenti di fronte ad una situazione impossibile da comprendere e accettare.
Molte madri, a poca distanza dalla diagnosi, sono cadute in depressione.
Soltanto il sospetto di un disturbo così importante, genera nelle madri una profonda angoscia, che si ripercuote inevitabilmente e negativamente, anche sul legame e sullo sviluppo del bambino.
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