Uno degli argomenti sempre “caldi” quando si parla di mamme è la conciliazione con il lavoro.
Fra i vari problemi che affliggono il nostro Paese, di sicuro l’assenza di una adeguata rete di servizi per la prima infanzia rende la conciliazione famiglia-lavoro un vero punto critico per le neo mamme, quasi sempre chiamate a scegliere fra la casa e il lavoro. Una delle soluzioni che ricorrentemente sono proposte per risolvere il problema è il telelavoro, cioè quella modalità di svolgere tramite computer le mansioni affidate, proprio come se si fosse in ufficio, senza uscire di casa.
I vantaggi di questa modalità operativa sono sostanzialmente la grandissima flessibilità di poter gestire il lavoro come meglio si crede, la possibilità di potersi prendere cura dei bambini (portarli e prenderli a scuola, assisterli durante la malattia…) senza bisogno di chiedere permessi o assentarsi dal lavoro, l’eliminazione del tragitto casa-lavoro e dei disagi legati al traffico, con notevole risparmio di tempo ed energie.
Di contro, sono davvero poche le aziende slegate da una filosofia presenzialista, timorose che l’assenza dal posto di lavoro si traduca in una minor efficienza dei dipendenti.
Non di meno, sono tantissime le mamme che non vorrebbero assolutamente lavorare con questa forma di lavoro: l’ambiente domestico (fra urla di bambini e pianti di neonati) non sarebbe certo adatto a concentrarsi, per non parlare del netto distacco da colleghi e relazioni sociali sviluppate negli anni.
L’ostacolo maggiore, oggi come oggi, al telelavoro non risiederebbe principalmente nello stato tecnologico (basta un pc e una connessione internet ad alta velocità), quanto un fattore culturale, da entrambe le parti. La mentalità dominante non si può certo cambiare dall’oggi al domani, ma con passi graduali.
Perché, quindi, non provare ad affrontare il telelavoro a piccoli step (ad esempio quando il bambino è malato o c’è lo sciopero dei mezzi pubblici, situazioni in cui l’assenza dal posto di lavoro comunque sarebbe inevitabile) per sperimentare da una parte e dall’altra un nuovo modo di lavorare e scoprire se sia davvero migliore o peggiore di quanto immaginassimo?
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