I vostri bambini sono nervosi e intrattabili? Capricci e proteste sono all’ordine del giorno? Non avete più voce per il troppo urlare e siete sull’orlo di una crisi di nervi? Allora avete bisogno del ‘Time Out’!
La tecnica del Time Out: pochi minuti per azzerare i pensieri negativi
Di cosa si tratta? Time out significa letteralmente pausa, sospensione, usato soprattutto in contesti sportivi. Applicato ai bambini, il “Time Out” è una tecnica volta a calmare un’euforia esagerata o un’emozione troppo forte.
Come funziona? Durante il tempo stabilito per il Time out, il bimbo deve restare seduto su una sedia o comunque non allontanarsi da un preciso punto della casa, in cui non ci siano giocattoli, distrazioni o oggetti potenzialmente pericolosi.
Il Time Out dovrebbe essere chiamato un po’ prima che scoppi la crisi vera e propria e durare in maniera differente in base all’età del bambino (un minuto per ogni anno di età). Si può anche impostare un timer per controllare il tempo che passa, ma, nel caso il bambino si alzi o si allontani, il timer verrà riavviato.
Una pausa per riflettere (con il supporto dell’adulto)
Questa tecnica non deve essere vista come una punizione (e proprio in questo si differenzia dal semplice “Vai in camera tua!”), ma proprio come una pausa, in cui il bambino si mette sulla “modalità off”.
Lo scopo è proprio quello di fare una pausa, per calmarsi e riflettere sui propri gesti. Infatti è un modo per invitare il bambino a riflettere, riprendendo il controllo delle proprie emozioni e comportarsi nella maniera corretta in una stessa situazione futura.
Per fare questo, dunque, è importante che questo momento sia sempre accompagnato dal supporto dell’adulto.
Quelle che comunemente vengono definite “sedia della riflessione” o “angolo del pensiero” (usati ancora oggi in molte scuole), infatti, sono strategie che possono avere senso nel momento sia necessario disinnescare un momento di criticità, in cui magari il bambino rischia di diventare pericoloso per sé e per gli altri, ma bisogna ricordare che questo da solo non basta.
Affinché il Time Out possa essere considerato uno strumento educativo efficace, infatti, è importante che il bambino non sia “lasciato solo a riflette” (è ancora troppo piccolo e immaturo per questo), ma sia accompagnato dall’adulto che, con la verbalizzazione e l’empatia, lo aiuterà a ripensare all’accaduto e a riconoscere i propri errori.
Solo in questo modo il Time Out può stimolare il bambino a tirare fuori le sue emozioni di rabbia, dolore, frustrazione ecc… ed essere in grado di controllarle, facendo comunque capire che può sempre contare sulla mamma e il papà che gli vogliono bene.
E allora, provate e fateci sapere!
Il video della settimana
La tecnica del Time Out è consigliata a partire dai 3 anni, quando i bimbi iniziano a capire le conseguenze delle loro azioni. Per bambini troppo piccoli non ha senso.
Si come no! Ad un bambino di un anno e mezzo/2 anni lo fai stare fermo? Perché poi siamo maghe da prevedere quando farà i capricci … Ma che stronzata!
Ok ma vorrei capire da che età è applicabile questa tecnica qui…
Credo dai 3 anni in su
Noi lo chiamiamo angolo dell’asino…funziona!
Elisa Reitano mi ricorda Miss Minci….
Noi abbiamo la sediolina della riflessione ahahahah
Ahahahah devo procurarmela ankio
Silvio Iervolino manderà te sulla sedia della riflessione! !!😅
Ovviooooo