Tutti i bambini mordono, almeno una volta nella vita! Occorre, però, fare chiarezza sui tipi di morso.
Il morso del neonato
In una prima fase della crescita, intorno ai 5-6 mesi con la dentizione, il morso è assolutamente normale, fisiologico.
E’ comune a tutti, infatti, mordere oggetti, cibi, giocattoli, soprattutto se freschi e di una certa durezza. Questo perché le gengive dei neonati, infiammate e doloranti per la comparsa imminente dei primi dentini hanno bisogno istintivamente di trovare sollievo a quella spiacevole sensazione di bruciore che li accompagna notte e giorno. A tale proposito esistono in commercio appositi oggetti, una sorta di “massaggiagengive”, contenenti un liquido refrigerante. Se posti in freezer qualche tempo prima di essere dati al bambino, procurano loro un sollievo immediato grazie all’azione anestetizzante del ghiaccio.
Inoltre, la modalità orale fa parte del bisogno primario del bambino di esplorare con tutti i sensi il mondo che lo circonda. La bocca è la prima cosa che i neonati usano per conoscere. Con la crescita, poi, useranno sempre più la vista e il tatto, con la manipolazione degli oggetti.
In questa prima fase della crescita, quindi, non si può parlare di aggressività, riferendosi ai morsi. Non riuscendo ad esprimersi, mordere diventa per il piccolo un modo per prendere contatto con la realtà circostante.
Il morso del bambino in età prescolare e scolare
Nei bambini a partire dai tre anni, il morso inteso come mezzo per l’esplorazione sensoriale dovrebbe essere una fase superata. Il bimbo infatti si muove e si esprime in maniera autonoma e, se intorno ai 3 anni il morso può essere ancora tollerato come forma di disappunto, di risposta a un torto e così via, dai 4-5 anni esso non è più ammissibile.
Ecco allora che se un bambino ormai grandicello (dai 4-5 anni) continua a mordere, c’è sotto qualcosa, In genere, in questi casi, i morsi sono un modo per comunicare un disagio interiore, che il bambino non riesce a gestire da solo. Può essere un fenomeno legato a un momento particolare che sta attraversando la famiglia (ad esempio la separazione dei genitori, la nascita di un fratellino ecc…). Il bambino, sentendosi messo da parte o incompreso, potrebbe manifestare con una vera e propria intenzionalità aggressiva, uno stato di agitazione.
Sta quindi ai genitori, magari con l’aiuto di un esperto, cercare di aiutare il bambino a uscire da una situazione di disagio psicologico, con comprensione e collaborazione.
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