La Toxoplasmosi è un’infezione causata da un protozoo, Toxoplasma Gondii, che si moltiplica unicamente all’interno di cellule vive; il serbatoio naturale sono i topi, i roditori selvatici e gli uccelli, mentre il gatto (ospite definitivo) si infesta mangiando animali parassitati ed emettendo feci contaminate.
Le “oocisti” infettanti, particolarmente pericolose per le donne gravide, hanno una lunghissima sopravvivenza (fino a dodici mesi), e possono contagiare l’organismo umano attraverso il contatto accidentale con gatti ammalati oppure mangiando carni poco cotte, insaccati e verdure lavate male.
Questa malattia contratta in gravidanza è spesso asintomatica ma piuttosto pericolosa, in quanto può attraversare la barriera placentare ed essere trasmessa al feto.
Toxoplasmosi in gravidanza
A seconda del momento in cui la madre contrae la Toxoplasmosi possono insorgere diversi problemi, tanto più gravi quanto più precocemente si è verificato il contagio. Se la madre si infetta durante il primo trimestre, si può avere un aborto spontaneo, poiché il microrganismo impedisce il corretto sviluppo delle cellule dell’embrione.
Se il contagio avviene durante il secondo trimestre, il feto può rimanere colpito da alcuni disturbi, come l’idrocefalia, la microcefalia, problemi alla vista oppure al cervello.
Nel terzo trimestre il rischio di trasmissione materno-fetale è molto elevato, circa il 70%, ma i disturbi sono più lievi e consistono in: ingrossamento del fegato e della milza, febbre e gonfiore delle ghiandole. La diagnosi viene eseguita con indagini per la ricerca sierologica degli anticorpi (immunoglobuline) IgM ed IgG anti-toxoplasma; i test sono positivi dopo 1-2 settimane dal momento del contagio.
Si possono verificare quattro possibilità: – IgM e IgG entrambe negative, la madre non è mai venuta a contatto coll’agente infettante, e deve stare molto attenta alle possibili fonti di contagio; – IgM e IgG entrambe positive, la madre ha già contratto la malattia che potrebbe essere ancora in corso; – IgM negative e IgG positive, la madre è venuta in contatto col toxoplasma in precedenza, ma non ha un’infezione in corso, non ci sono rischi per il feto; – IgM positive e IgG negative, la madre non è mai entrata in contatto col protozoo, ma manifesta un’infezione al momento dell’esame sierologico. Il risultato negativo dei test consiglia un controllo mensile dello stato d’immunità della madre, anche se, per essere certi sull’eventuale passaggio del toxoplasma attraverso la barriera placentare, sarebbe meglio eseguire un’amniocentesi.
Trattamenti della Toxoplasmosi
Il solo trattamento richiesto in caso di Toxoplasmosi è quello antipiretico; la terapia antibiotica si prescrive unicamente per combattere le infezioni batteriche che spesso si sovrappongono. Le misure preventive sono fondamentali e consistono in attente norme igieniche, sia personali che per gli alimenti; bisogna lavarsi spesso le mani e pulire molto accuratamente le verdure crude, privilegiando quelle cotte; non mangiare insaccati nè carni poco cotte, ed evitare il contatto con gatti ammalati.
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