L’emergenza del Covid-19 ha portato molte aziende alla scelta dello smart working come modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Il lavoratore in smart working si trova certamente in una condizione privilegiata rispetto ai tanti che invece sono soggetti all’istituto della cassa integrazione.
Ciò premesso, affrontiamo la tematica con riferimento a una categoria particolare di lavoratori, o meglio, lavoratrici in regime di smart working: le mamme.
Mamme in smartworking: il lavoro raddoppia
La mamma che si trova a lavorare da casa vede il suo lavoro aumentato in maniera esponenziale. E no, non stiamo parlando della mole di lavoro che viene dall’ufficio.
Quello la mamma l’ha sempre saputo gestire, anzi, diciamola tutta, andare in ufficio rappresenta un modo per “staccare” la spina: prepararsi per andare a lavoro, sistemarsi, un caffè, una chiacchiera con i colleghi, con esseri viventi che non sanno neppure chi sia Peppa Pig, abbandonare per qualche ora il mondo “pannolini” e sentirsi di nuovo donna, non soltanto mamma.
Ecco, tutto questo, ovvero il lato piacevole del recarsi in ufficio, viene meno con lo smart working.
Se da un lato lavorare da casa comporta una indubbia ottimizzazione del fattore tempo e denaro (specialmente se il luogo di lavoro di trova distante dalla propria abitazione), d’altro canto, non pochi sono gli svantaggi.
Inutile negarlo: la mamma che lavora da casa si ritrova inevitabilmente impigiamata (dai, facciamo in tuta se è una giornata fortunata), struccata, davanti a un PC, molto spesso alle prese con telefonate di lavoro dove cerca di isolarsi o meglio tenta di isolare le urla/pianti/rumori dei cartoni animati provenienti dalla sua piacevole area studio.
Eh si, perché potrete anche avere un appartamento da 200 mq, non importa: la stanza di lavoro della mamma coincide sempre con l’area giochi dei bambini. I bambini non capiscono che la mamma sta lavorando, il bambino vede la mamma lì e la vuole tutta per lui, come sempre.
D’altronde, il contatto con la mamma è la cosa più naturale del mondo: come si fa a spiegare a un bambino di 1, 3, 6 o 9 anni che la mamma è fisicamente lì ma deve far finta che non ci sia? È contro natura.
Didattica a Distanza: il lavoro triplica
Per non parlare di un’altra problematica che caratterizza le mamme di bambini dai 4 anni in su: la didattica a distanza. Già, al contrario di ciò che alcuni pensano, anche i bambini della scuola dell’infanzia (per
intenderci la ex scuola materna) sono carichi di lavori da svolgere a casa, con lo scopo di continuare ad allenare la mente ed intrattenere le giornate.
La mamma deve riscoprire il lato artistico che è nascosto dentro di lei per aiutare il bambino nella decorazione di uova di Pasqua, coniglietti, fiori di primavera.
Invece, per i bambini più grandi, si parla di veri e propri compiti da svolgere, e la mamma deve abbandonare il suo ruolo di mamma e rivestire quello di maestra, mostrando di avere competenze che spaziano dall’area umanistico-letteraria fino a quella scientifico-matematica, passando ovviamente per l’area artistica-informatica, e chi più ne ha più ne metta.
Il ruolo dei papà
Un supporto in tal senso può essere fornito dal papà. Molte coppie che lavorano in regime di smart working hanno optato a una gestione della giornata a turni: la mattina lavora il papà e il bambino sta con la
mamma, il pomeriggio si fa il contrario. Molto spesso però, tale gestione non può essere attuata sia per ragione di orari di ufficio sia perché, e ciò rappresenta l’ipotesi più frequente, il papà non si dimostra così collaborativo.
Di recente ho letto un articolo in cui veniva evidenziato lo stress delle donne in questa quarantena, poiché devono affrontare un’insormontabile dose di problemi tra la gestione della casa, bambini, lavoro e, udite
udite, marito (!). Il marito viene elencato tra gli affari da sbrigare invece che un complice con il quale dividere i problemi della quotidianità. Francamente lo trovo ingiusto.
Un’equa ripartizione dei compiti tra i genitori è il primo punto di partenza per garantire un equilibrio in casa e, soprattutto, per dare un corretto esempio ai nostri figli, non soltanto in questa quarantena.
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