Siete sulla porta di casa, zaino in spalla, borsa e chiavi della macchina in mano a voi. Tutto è pronto per uscire e dare il via alla giornata.
Ma, all’improvviso, scatta la fatidica frase: “Mamma, non voglio andare a scuola”.
Cosa deve fare un genitore quando il bambino non vuole andare a scuola? I genitori lo sanno: avere un figlio è una gioia immensa, ma costellata da molte difficoltà, soprattutto quando i piccoli crescono e cominciano a sviluppare una forte personalità.
La scuola è un diritto e un dovere del bambino
Accanto ai momenti di gioia e di entusiasmo, non mancano anche gli istanti più complicati, durante i quali sembra impossibile convincere i bambini a fare ciò che è giusto.
Un esempio concreto e molto diffuso si ha quando i giovanissimi mostrano una certa riluttanza (per non dire proprio rifiuto) di andare a scuola. Si tratta di un evento piuttosto naturale, se si considera che negli ultimi tempi l’iperattività dei bambini fa loro vivere le ore di lezione come una vera e propria prigione, ma il problema non va comunque sottovalutato.
In primo luogo andare a scuola è un diritto e un dovere del bambino, che ha così la possibilità di imparare e formarsi un’educazione. Voglia o no, dunque, il genitore deve trovare il modo di far vivere l’istruzione al figlio in modo più naturale e positivo possibile. In secondo luogo, a volte il rifiuto di andare a scuola potrebbe celare un problema più serio per il bambino, un malessere che può e deve essere alleviato, per la salute mentale del piccolo. Semplice capriccio o disagio interiore?
Il rifiuto di andare a scuola da parte del bambino è molto frequente e può avere molte cause. Si presenta solitamente la mattina stessa, quando è il momento di uscire di casa per andare a scuola. Per i genitori è un vero e proprio percorso ad ostacoli, una lotta mattutina nella quale l’obiettivo è convincere il bambino a fare qualcosa che per l’adulto sarebbe naturale e giusto fare.
Può trattarsi di un problema transitorio
Se il piccolo solitamente va a scuola volentieri e non si è mai lamentato eccessivamente delle sue giornate, può trattarsi di un disagio momentaneo.
Forse il bambino non vuole andare a scuola perché in quella giornata ha voglia di giocare, o perché vuole stare insieme a voi.
Per sanare questo problema sporadico, mostratevi mamme comprensive e cercate di spostare la sua attenzione a momenti più piacevoli. Ad esempio, potreste promettergli che il pomeriggio organizzerete un’attività insieme all’aria aperta, a sua scelta. La sua mente, durante le lezioni, correrà all’attesa del pomeriggio e l’animo sarà rinfrancato dall’idea di trascorrere ore divertenti insieme a voi.
Non dimenticate di responsabilizzarlo, usando toni soft. Spiegategli che la scuola, al pari del vostro lavoro, è un suo impegno importante e che, anche con la luna storta, bisogna onorarlo.
In molti casi, la poca voglia di andare a scuola può essere dovuto alla noia, o alla pressione e all’ansia da prestazione: in altri casi però può anche succedere che dietro a questi capricci si celi qualcosa di più, un problema comportamentale che non dev’essere preso alla leggera, ma che è del tutto risolvibile con un po’ di ascolto, di apertura mentale, di pazienza e, se necessario, di un aiuto esterno.
Leggi anche: Mio figlio non vuole andare a scuola – Come affrontare il problema? con i consigli della dott.ssa Giulia Gregorini
Le altre cause del problema
La riluttanza a recarsi a scuola può avvenire in varie fasi della vita, a partire dall’infanzia fino al periodo delle medie e a volte anche oltre. Quando la causa non è riconducibile alla noia o alla semplice mancanza di voglia, possono essere presenti diversi fattori che danno vita a un simile comportamento. Nei più piccoli la causa più frequente è l’ansia da separazione, che li porta a non volersi staccare dalla mamma o dal papà per andare alla scuola materna.
Può anche trattarsi di una semplice difficoltà nell’abituarsi al nuovo ambiente. In questi casi il rimedio migliore è rappresentato dal tempo e da tanta pazienza. Il bambino per sua natura si abituerà alla nuova situazione, alle maestre, ai compagni e alla temporanea lontananza dai genitori.
Un’altra causa può essere anche la mancanza di autostima, sentimento che porta il piccolo a sentirsi inadeguato a una sfida che lui sente troppo complicata da affrontare. Un problema molto più serio e delicato è invece il bullismo nelle sue diverse forme, che genera nei bambini e nei ragazzi una paura intensa di affrontare l’ambiente scolastico, una chiusura emotiva allarmante e l’incapacità di gestire la situazione. In questi casi l’atteggiamento da tenere è fondamentale e il problema non può essere attribuito a semplici scaramucce tra compagni di classe.
Se il bambino non vuole andare a scuola, apritevi al dialogo
Sempre più frequentemente il piccolo manifesta un rifiuto verso la scuola?
Le motivazioni dietro le sue parole possono essere le più differenti ed è importante confrontarsi con le maestre per capirne di più e guidare il bambino al dialogo per raccontarvi cosa lo turba, senza porgli la domanda diretta, ma investigando le sue emozioni.
Invitando il piccolo ad aprirsi, potrete individuare la ragione del suo malessere: come il poco amore per una materia – che potete colmare trovando soluzioni divertenti per riscoprire l’argomento in modo ludico – o il rifiuto per i compiti, risolvibile aiutando il bambino ad impostare una scaletta strutturata degli impegni di studio, in modo da avere un pomeriggio alla settimana completamente dedicato al suo tempo libero.
Cosa fare in caso di bullismo
La prima cosa da fare quando il proprio figlio dimostra un disagio nell’andare a scuola è indagare se la causa va attribuita alla mancanza di voglia, a un capriccio o a un caso di bullismo. Purtroppo quest’ultimo è un problema molto frequente, una delle principali cause di abbandono della scuola tra i giovani e non va mai preso alla leggera. Le conseguenze possono essere molto gravi e in alcuni casi, tristemente fatali per chi non riesce a sostenere il peso di simili vessazioni. Captare i segnali di allarme è fondamentale per prevenire o per risolvere il problema.
Oltre alla scarsa voglia di andare a lezione, si possono presentare somatizzazioni, disturbi come cefalee, mal di pancia e stomaco, irritabilità, tic nervosi e disturbi del sonno. Se questi problemi non hanno cause fisiche, può trattarsi di un segnale che qualcosa non va per il verso giusto in ambiente scolastico.
In seguito a questa scoperta, il bambino o il ragazzo non va tediato, non va costretto a parlare del problema, né fatto sentire sotto pressione. È importante andare a fondo della questione, parlare con gli insegnanti e dare al diretto interessato la possibilità di raccontare ciò che lo turba. Infine, bisogna intervenire e rivolgersi se necessario all’aiuto di un esperto.
In caso di bullismo o di sospetto bullismo, mai sminuire il problema.
Cosa fare in altri casi
Se non è il bullismo la causa del disagio del bambino o del ragazzo, è necessario cercare in primo luogo di rinforzare tutti gli aspetti positivi dell’ambiente scolastico, delle lezioni e dell’istruzione. È consigliabile anche cercare di rinforzare l’autostima del piccolo per fargli capire che l’insorgere di una sfida non è un ostacolo, ma un’opportunità per mettersi alla prova e scoprire magari delle capacità importanti che lui non credeva possibili.
Mai sottolineare gli errori. È giusto essere severi in alcuni casi, senza mai far sentire inadeguato il proprio figlio, ma spronandolo a dare il meglio di sé.
Un altro piccolo consiglio è cercare di limitare la tecnologia e le apparecchiature digitali come computer, tv e tablet per impedire al ragazzo di colmare la propria solitudine e la noia con queste apparecchiature. La scuola è un compito che va assolto prima di qualunque altra distrazione ed è anche un luogo di aggregazione che non dev’essere sostituito da surrogati tecnologici.
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