Le tecniche di procreazione assistita in Italia hanno conosciuto una vera e propria crescita negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda il numero di persone che ricorrono a questi metodi per realizzare il proprio sogno di genitorialità.
In questo contesto, è opportuno fornire una panoramica di tutte le tecniche di fecondazione assistita ed evidenziare le differenze per quanto riguarda gli aspetti tecnici e le tipologie di pazienti a cui ci si rivolge.
Quali sono le tecniche di procreazione assistita
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), nei Paesi occidentali casi di infertilità interessano il 15% delle coppie in età produttiva. Il problema è dichiarato quando una donna non riesce a restare incinta dopo 1 o 2 anni di rapporti non protetti.
Oggi esistono diverse tecniche di procreazione assistita che permettono anche a chi ha perso la speranza di diventare genitore poter stringere tra le braccia il figlio tanto desiderato. Le tecniche di procreazione assistita possono essere suddivise in diversi livelli:
- Livello 1, è un metodo relativamente semplice, che non prevede alcuna manipolazione dei gameti (spermatozoi) o ne prevede una minima. La fecondazione avviene nel corpo della donna, proprio come in una gravidanza naturale.
- Livello 2, è una tecnica più complessa e prevede la manipolazione dei gameti femminili e maschili, la fecondazione in vitro e il successivo trasferimento dell’embrione nell’utero (Fivet).
- Livello 3, è il processo meno utilizzato, in quanto comporta una procedura più invasiva e viene impiegato nei casi di infertilità maschile grave o quando le tecniche di livello 2 si rivelano inefficaci.
Le tecniche di procreazione assistita di primo livello
Tra i procedimenti di procreazione assistita di primo livello abbiamo:
Monitoraggio dell’ovulazione
Il monitoraggio viene utilizzato per verificare se una donna sta ovulando correttamente e quindi indirizzare la coppia verso il giorno migliore per avere rapporti sessuali, aumentando così le probabilità di concepimento.
Induzione dell’ovulazione
Somministrando farmaci specifici in determinati momenti del ciclo della donna, si può stimolare la crescita di più follicoli, ottenendo un maggior numero di ovuli e aumentando le possibilità di concepimento.
Inseminazione intrauterina
È un metodo di introduzione dello sperma del partner nella cavità uterina per facilitare l’incontro tra spermatozoi e ovuli.
Le tecniche di procreazione assistita di secondo livello
Fanno parte dei sistemi di procreazione assistita di secondo livello:
FIVET (Fecondazione in vitro con trasferimento embrione)
La fecondazione in vitro e il trasferimento di embrioni sono una dei processi di riproduzione assistita più utilizzati.
In questa procedura, i gameti (ovulo e spermatozoo) vengono combinati al di fuori del corpo della donna e l’embrione viene successivamente trasferito nell’utero.
ICSI (iniezione intra-citoplasmatica dello sperma)
È un metodo indicato quando un uomo ha una scarsa presenza di spermatozoi o problemi di motilità. I primi passi sono esattamente gli stessi della fecondazione in vitro. Tuttavia, a differenza della FIVET, l’iniezione intra citoplasmatica dello sperma non comporta una selezione naturale, poiché gli spermatozoi migliori vengono evidenziati da un biologo specializzato. Successivamente vengono immessi direttamente nell’ovocita con una piccola cannula.
Le tecniche di procreazione assistita di terzo livello
I procedimenti di procreazione assistita di terzo livello non vengono praticati da tutti i centri, perché per le applicazioni è necessaria la presenza di un andrologo che sia in grado di prelevare dal testicolo o dal canale che trasporta lo sperma, gli spermatozoi.
Si applica questo metodo quando nel liquido seminale non sono presenti gli spermatozoi, evitando ai pazienti di accedere alla fecondazione eterologa.
Il vantaggio di crioconservare gameti e embrioni
Attualmente la legislazione italiana, per quanto riguarda la fecondazione assistita consente la crioconservazione di gameti ed embrioni.
Ad esempio, se una paziente si sottopone a fecondazione assistita e tra le tecniche utilizzate viene recuperato un numero di ovuli, la parte in eccedenza può essere crioconservata. La tecnica è stata inizialmente introdotta per aiutare le donne sottoposte a trattamenti come la chemioterapia a preservare la possibilità di gravidanze future, ma da allora è stata estesa a tutte le donne.
La crioconservazione dello sperma e degli ovuli è prevista per le coppie che si sottopongono alla procreazione assistita, sia per evitare di sprecare “materiale biologico prezioso”, sia per evitare di doversi sottoporre nuovamente all’induzione dell’ovulazione e al prelievo degli ovuli nell’improbabile caso di un risultato negativo.
Dal 2009, una sentenza della Corte Costituzionale consente la crioconservazione degli embrioni, che riduce i rischi associati alle gravidanze multiple eliminando la necessità di trasferire alla donna tutti gli embrioni prodotti, come previsto dalla legge. Così, se dopo la fecondazione in vitro avanzano degli embrioni, le coppie possono decidere di crioconservarli per utilizzarli in un secondo momento.
Dopo uno o due anni di tentativi, le coppie che non riescono ad avere figli, non devono necessariamente appellarsi alle procedure di procreazione assistita per diventare genitori, ma mantenere la calma e scoprire la causa della loro incapacità di procreare, rivolgendosi presso un centro specializzato per scoprirlo.
A volte anche i fattori legati all’età hanno un impatto significativo sul tempo necessario per concepire.
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