In una società che punta tutto sull’antagonismo e la competizione, sono sempre di più le occasioni di sfida che i nostri figli si trovano costretti a fronteggiare: oltre alle consuete gare podistiche, dai giochi in scatola fino alle più innovative distribuzioni di videogames, i nostri bambini vivono in un continuo confronto agonistico con gli altri, pervasi dallo spirito di primeggiare e vincere a tutti i costi.
Un antipasto di quello che sarà la loro vita da adulti: lotte e sfide per meglio posizionarsi a scuola, sul lavoro e nella vita. La nostra società rende a noi adulti sempre più difficile scappare da questo circolo vizioso, vogliamo almeno nella beata, innocente e sempre più breve infanzia dei nostri figli evitargli questo tram tram?
Richiesti a gran voce da più parti, ecco che i c.d. giochi cooperativi stanno piano piano erodendo terreno a quelli competitivi: giochi in cui non vince nessuno, se non vincono tutti i partecipanti, impegnati in un sfida collettiva, contro il nemico comune. Che sia il lupo cattivo o il freddo polare che minaccia il raccolto, poco importa: l’importante che tutti i bambini si coalizzino perchè solo insieme possono vincere.
E così, via libera a nuove linee di giochi proposti dalle industrie e anche al rispolvero dei vecchi giochi: bambole e peluche che vivono e collaborano nella stessa casa, senza tentativi di ambizione e prevaricazione; girotondi e filastrocche da cantare in coro, costruzioni dove i pezzi sono messi in comune per realizzare tutti insieme un grande grattacielo…
Nuovi, o meglio vecchi, giochi vengono riscoperti perché, almeno nella dorata età dell’innocenza, non ci siano esclusi e secondi arrivati, piccoli ambiziosi e stressati da ansie di prestazione, ma un recupero della vera finalità ludica: divertirsi, sperimentare e crescere.
Per combattere e vincere, ci sarà tempo.
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