Secondo uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, un bambino su cinque, alla scuola primaria, non è in grado di scrivere in corsivo.
Questo è quanto emerge da un’indagine condotta dall’Università La Sapienza di Roma,. Ma cosa sta causando questa difficoltà nella scrittura manuale, un’abilità che per secoli è stata fondamentale nella formazione educativa dei più giovani?
L’arte perduta del corsivo
Un’indagine condotta dai ricercatori della Sapienza ha mostrato come l’uso del corsivo, per molti bimbi della scuola primaria, sia di difficile apprendimento.
Tale studio, che ha coinvolto oltre 2.000 studenti e ha raccolto dati per circa due anni sulla scrittura dei bambin delle scuole romane, ha rivelato come una significativa percentuale di loro abbia dei problemi nella scrittura del corsivo.
Circa il 21% dei bambini presi in esame, infatti, non è capace di scrivere in corsivo, il 10%, invece, possiede un tipo di scrittura detta “disgrafica” e il 5% ha mostrato problemi riguardanti la dislessia.
Questi bambini dunque, non riescono a scrivere un testo a meno che non sia in stampatello e questo è dovuto proprio dal fatto di non essere in grado di unire una singola lettera all’altra.
A confermare questa tendenza, arriva una recente ricerca pubblicata sulla rivista Occupational Therapy in Health Care: il 20% dei bambini mostra difficoltà nella scrittura manuale, con un 10% alle prese con la disgrafia già nelle fasi iniziali del loro percorso scolastico.
Questi numeri non rappresentano semplici statistiche, ma sono il segnale di un mutamento profondo che minaccia di privare le generazioni future di un’abilità intrinsecamente umana: l’arte della scrittura a mano, soprattutto nella sua forma corsiva.
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Difficoltà dei bambini nello scrivere in corsivo: le motivazioni degli esperti
Che i tempi e le nuove generazioni siano cambiati è un dato di fatto. Tutti i settori della vita si sono adeguati a stili di vita sempre più moderni. Anche la scuola ha subito molti cambiamenti, a partire dall’uso di supporti tecnologici, come notebook, tablet, LIM, fino alla scrittura vera e propria. In particolare, il corsivo si usa sempre meno e il suo insegnamento sta perdendo importanza e sta progressivamente scomparendo dai programmi scolastici.
Ad esempio, in Finlandia a breve non sarà più obbligatorio imparare a scrivere a mano. Negli Stati Uniti (ad eccezione di California e Massachusetts), il Common Core State Standards, Istituto che fornisce le linee guida per l’omogeneità dell’insegnamento nella scuola pubblica, ha già eliminato l’obbligo del corsivo. In Italia, il caso del corsivo è ancora in fase di studio, ma rispetto al passato ha perso d’importanza.
Ma questo progressivo abbandono del corsivo, una tendenza che si sviluppa già in età prescolare, non è un fatto positivo per lo sviluppo cerebrale e cognitivo dei bambini. Da una ricerca condotta dalla pedagogista Stephanie Müller, ad esempio, è emerso che il 70% dei bambini che escono dalla scuola materna non hanno i prerequisiti per imparare il corsivo. Come afferma l’esperta, infatti:
Oggi non si gioca più in strada, non ci si arrampica sugli alberi, non ci si allaccia le scarpe, non si corre e salta, non si infila un ago. Si premono tasti, o si tocca uno schermo, tutte cose che richiedono l’uso di altri muscoli rispetto a quelli per tenere in mano una penna, e che non consolidano la coordinazione necessaria a scrivere in corsivo.
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Colpa della tecnologia?
Alla radice di questo dilemma, molto probabilmente, vi è un eccessivo utilizzo da parte dei più piccoli di pc, smartphone e tablet, ovvero quei dispositivi in cui i caratteri predominanti sono in stampatello.
La tecnologia, però, non è l’unica responsabile di tale tendenza. Ad incidere su questo problema, secondo gli esperti, vi è anche un’inadeguatezza nell’apprendimento all’interno delle scuole. Molti insegnanti poi hanno individuato tra le cause delle difficoltà dei bambini anche l’errata impugnatura e postura.
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La scrittura, difatti, per essere recepita in maniera efficace, necessita di un metodo ben preciso e, attualmente, negli istituti scolastici, non c’è sempre chiarezza sul metodo di apprendimento corretto.
Quindi, se l’apprendimento della lettura, dal canto suo, si basa su un insegnamento ben strutturato, ovvero quello “fono-sillabico”, per quanto riguarda la scrittura, specialmente del corsivo, non vi sono ancora dibattiti educativi in atto.
Perché è importante l’uso del corsivo
La scrittura corsiva non è solo un esercizio di motoricità fine, ma una pratica complessa che stimola il cervello in maniera significativa, mobilitando aree fondamentali per lo sviluppo cognitivo. I benefici sono molteplici: dalla memoria visiva e spaziale all’elaborazione del linguaggio, dalla capacità di concentrazione fino all’incremento della creatività.
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La scrittura e l’emotività
La scrittura a mano assume un ruolo fondamentale anche nell’ambito emotivo. Offre uno spazio di espressione personale, permettendo ai bambini di dare forma e voce ai propri pensieri e alle proprie emozioni. Questo processo favorisce lo sviluppo dell’identità personale e del benessere emotivo. Tra i benefici della scrittura a mano, troviamo infatti:
- Connessione profonda con il sé: la scrittura a mano favorisce un dialogo interiore che può essere terapeutico e illuminante.
- Esplorazione delle emozioni: permette ai bambini di riconoscere e dare un nome alle proprie emozioni, favorendo la costruzione di una solida autostima e resilienza emotiva.
- Legame unico con il testo: rende l’esperienza di apprendimento più significativa e radicata.
- Maggiore concentrazione e attenzione: il ritmo meditato della scrittura manuale aiuta nella formazione del pensiero critico, della pazienza e della perseveranza.
- Senso di realizzazione e orgoglio: rafforza il senso di competenza e indipendenza nei bambini.
Scrivere a mano incentiva la concentrazione
Scrivere a mano richiede di rallentare e pensare a ogni parola, promuovendo attenzione e concentrazione. Questo approccio più riflessivo non solo supporta lo sviluppo del pensiero critico, ma aiuta anche a coltivare pazienza e perseveranza, qualità preziose in ogni ambito della vita.
Ampliando il discorso, scrivere a mano può essere visto come un’ancora di concentrazione in un mare di distrazioni digitali. Nell’era degli smartphone e dei computer, i bambini e gli adulti sono costantemente bombardati da stimoli che frammentano l’attenzione.
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La pratica della scrittura a mano offre un contrappunto a questo trend, costringendo il cervello a focalizzarsi su un’attività unica e sequenziale. Questo non solo aiuta a migliorare la capacità di concentrazione nel breve termine ma può anche avere effetti benefici duraturi sulle abilità di attenzione generale.
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Riscoprire il valore della scrittura a mano
Alla luce di questi dati, è evidente la necessità di rivedere le priorità educative e culturali. Integrare la scrittura corsiva nei percorsi scolastici non è solo un atto di nostalgia, ma una scelta consapevole verso uno sviluppo più equilibrato dei bambini, che valorizzi sia le competenze cognitive sia quelle emotive.
Promuovere la scrittura a mano tra le nuove generazioni è fondamentale per aprire di nuovo le porte a un apprendimento profondo, dove i ragazzi possono esplorare il sapere in modi che vanno oltre il digitale. Trascurare il potenziale della scrittura a mano significherebbe privare i bambini di uno strumento essenziale per il loro sviluppo personale e intellettuale. Come ricorda la pedagogista italiana Cristina Pendola, infatti:
Rivalutare il corsivo non è né anacronistico, né innovativo: è semplicemente attuale e funzionale alla crescita armonica della persona. […] Inoltre, dal punto di vista grafologico, il corsivo è personale e rivela l’identità di chi scrive, le sue attitudini, le potenzialità relazionali e affettive, rendendo gli scritti della persona un documento storico.
Un ultima notizia curiosa ma significativa è il fatto che Steve Jobs, il più grande innovatore del mondo digitale e fondatore della Apple, all’università avesse scelto di seguire proprio un corso di bella calligrafia.
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