Ultimamente si sente spesso parlare di carico mentale delle mamme e vivaddio, aggiungo. In questi giorni sono sola con mio figlio perché il papà è fuori per lavoro: una situazione che non si presenta spesso, ma che ogni volta che si presenta mi fa riflettere molto.
La mia personale (lo sottolineo perché sono convinta che ogni nucleo familiare ne abbia una specifica che tiene conto di diverse variabili) gestione quotidiana si appoggia tantissimo, e principalmente per motivi di lavoro ma non solo, al mio compagno che ha in mano, non ci girerò intorno, la gestione della casa.
Io sono il mero esecutore, lui quello che detta i tempi. Un’organizzazione alla quale mi sono adeguata perché, anche in questo caso non ci girerò intorno, mi faceva comodo.
Mi sono però accorta di una cosa, che sapevo già ma che sto continuando ad ignorare, ovvero che quando sono da sola, quando sono io a dettare i tempi, non solo le cose in casa funzionano bene, ma sono io a sentirmi molto meglio.
Sono più stanca? Sì. Potrei gestire le cose in questo modo a lungo? Probabilmente no.
Però mi sono detta che posso provare a cambiare gli equilibri. Per stare bene, nei confronti della gestione della casa e di mio figlio, devo sapere di poter fare le cose con i miei tempi, di poter decidere io quando preparare la cena o rilassarmi sul divano.
Qualcosa che quando sei sola è molto semplice, quando sei in due meno perché devi tenere conto dell’altro, dei suoi impegni, delle sue necessità.
Il carico mentale è una trappola nella quale molte di noi si infilano per abitudine, senso del dovere o incapacità di delegare. È qualcosa capace di spezzarci se non viene condiviso, ma dall’altra parte anche il senso di colpa o il sentirsi sempre come se si stesse correndo dietro a qualcosa può fare molto male.
Stare da sola mi ha chiarito che a me non pesa tanto fare le cose, quanto il farle secondo modalità e tempi non miei.
Per questo, e affinché il carico mentale non spezzi nessuno dei due, dico che vale la pena almeno provare a condividere un equilibrio nuovo, che tenga conto delle necessità dell’altro ma anche delle proprie.
Non solo distribuire mansioni, ma ascoltare quelle che sono le reali esigenze.
Bilanciare, distribuendo più o meno equamente oneri e onori.
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