Non tutte le donne che si apprestano a diventare mamme sanno che il cordone ombelicale, una volta nato il bambino, può essere donato.
L’ormai inutile cordone, che con la nascita del bambino verrebbe gettato via, infatti, è ricco delle stesse cellule staminali che si trovano nel midollo osseo, ed è un valido aiuto per la medicina rigenerativa nonché speranza di guarigione in più per i pazienti affetti da gravi patologie, quali la leucemia.
Dal 1995 esiste un’Associazione onlus di Donatrici Italiane Sangue del Cordone Ombelicale, l’ADISCO. Nata con gli obiettivi di promuovere la donazione del cordone ombelicale sul territorio nazionale e sostenere la ricerca sulle potenzialità terapeutiche offerte dal sangue del cordone.
Come funziona la donazione? Al momento della nascita del bambino, dal cordone vengono prelevati 100 cc. di sangue, poi trasportati nelle apposite Banche di raccolta, a disposizione per le donazioni. Il primo caso di trapianto con sangue placentale è avvenuto nel 1993. Negli anni, gli esiti di tali operazioni si sono rivelati talmente positivi da far pensare che le cellule staminali presenti nel sangue placentare siano addirittura migliori di quelle del midollo osseo. Sono, infatti, meno aggressive dal punto di vista immunologico, riducendo il rischio di rigetto. In particolare, il sangue placentare viene impiegato nei pazienti di età pediatrica, perché la quantità che viene prelevata spesso non è sufficiente per un adulto.
La ricerca, comunque, deve ancora ampiamente sviluppare i propri studi. Al momento, infatti, le applicazioni del sangue placentare sono ancora ristrette. Sono impiegate nella cura delle malattie ematologiche, come anemie, lucemie e linfomi.
Sono a quota 30.000 le unità conservate ad oggi in Italia. Il registro è tenuto parallelamente dai Donatori di midollo osseo (IBMDR), e dal Centro Trasfusionale dell’Ospedale Galliera di Genova.
Per le donne prossime al parto basta un semplice iter da seguire: si deve compilare un apposito questionario atto a certificare la propria idoneità alla donazione. In questo modo vengono comunicate eventuali patologie della donna o della sua famiglia. Un’ostetrica della struttura ospedaliera scelta, solitamente fissa un appuntamento con i futuri genitori per aiutarli nella compilazione del modulo. Ironicamente, però, non tutto va sempre così liscio. Innanzitutto bisogna vedere se le dimensioni del cordone sono idonee. Capita spesso, infatti, che la circonferenza sia troppo stretta e non sia adatta alla donazione. Inoltre, dal momento che il cordone dev’essere trasportato nelle apposite Banche in breve tempo, non c’è nessun problema se il parto avviene dal lunedì al venerdì (mattina), perché il servizio di trasporto è attivo. Se, invece, il bimbo decide di nascere nel week-end, la donazione del cordone non è fattibile.
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