Ci sono cose che non puoi capire prima di un certo momento.
Ci sono cose che per una vita ti hanno detto un giorno capirai mentre tu fai spallucce.
Ci sono cose che nemmeno ti dicono e nascondono dietro sguardi carichi di sufficienza.
Ci sono cose che capisci all’improvviso e dici solo ecco.
La festa della mamma è una di queste cose. Una di quelle che fino ad una manciata di mesi fa hai vissuto senza capirne veramente il senso e, se lo capivi, dimenticandotene fino alle 8 di sera del giorno stesso e, quando e se, te ne ricordavi rimediando con un bigliettino cretino pieno di cuori rossi.
Questa ero io fino ad un anno fa.
Poi sono diventata mamma e ho passato la mia prima festa della mamma aspettando, ingenua, che ad un certo punto della giornata si accendessero le luci e partisse la musica e che io, vestita di glitter e tulle, sarei stata portata in trionfo da un corteo di gente adorante. Che sarei stata sommersa di regali, regaletti, regaloni e bigliettini pieni di melassa. Che tutti mi avrebbero ripetuto per l’intero arco delle 24 ore che madre brava, bella, brava, bella e brava fossi stata in questi mesi di sacrifici e stenti. Che i miei difetti, in effetti, non erano poi così tanto difetti. Che mi avrebbero lasciato dormire tutto il giorno o, al minimo, mi avrebbero concesso un bagno caldo e lungo in una vasca piena di schiuma che, tra l’altro, in casa nemmeno ho.
La realtà è stata un po’ diversa. Nessuna orchestrina di sottofondo né sguardi adoranti, giusto un mazzolino di fiori arrivato dopo le mie ripetute lamentele, ma, dicono loro, pensiero assolutamente spontaneo. Nessuna giornata passata in panciolle, sonnecchiando tutto il giorno, giusto un pranzo fuori e un gelato per merenda perché, dicono loro, quella della mamma è una festa lunga un anno.
Ogni giorno dell’anno, dicono loro, è la festa della mamma. Tutte quelle volte che mi dicono che mi amano, che mi abbracciano, mi baciano e mi dicono grazie è la festa della mamma. E pure tutte quelle volte che non lo dicono perché, si sa, la mamma è la persona più importante, quella insostituibile, la colonna portante di ogni famiglia.
Io, chiaramente, non me la sono bevuta. Ho chiamato la mia mamma, le ho fatto gli auguri e mi sono lamentata di quanto faticoso fosse fare la mamma.
E ancora mi chiedo: dov’è il mio regalo?
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