Barbie, icona pop da oltre 50 anni, è uno dei giocattoli per bambine da sempre sulla cresta.
Di panni ne ha vestiti moltissimi, da principessa a sirena, da sposa a fantino, divenendo lei stessa l’emblema del lusso e del glamour.
Il business che le gira attorno è davvero grande e, da ultimo, è salito agni onori della cronaca l’iniziativa di un resort di lusso in Sardegna che ha lanciato il cotonato villaggio di Barbie.
Al Forte Village, le bambine da 2 a 10 anni possono vivere una vera vacanza da Barbie: una camera rigorosamente rosa, ospita un lettino da principessa, con tulle e pizzi, accessori e prodotti di consumo griffati con il brand della bambola di casa Mattel e, se vogliono, potranno indire feste e ricevimenti con una Barbie in carne ed ossa, impersonata da una ragazza le cui fattezze rispecchiano la bambola.
Il prezzo di questa iniziativa è di 550 € a settimana, come supplemento al soggiorno. Oltre al mero costo economico – avvertono gli esperti – ci potrebbero essere anche altre conseguenze: Barbie rappresenta l’esaltazione dell’apparenza e dell’esteriorità, della mera bellezza, trascurando valori e ideali.
Il target di riferimento è particolarmente suscettibile e vulnerabile: il bombardamento con questi messaggi non può che essere pericoloso per la costruzione della loro personalità e delle loro aspettative sul futuro. Perché la Barbie incarna un mondo di attese delle bambine, sia nello status sociale (sempre molto elevato) che nel fisico (mozzafiato e longilineo) che non è detto che diventerà realtà nelle ragazzine.
Ancora una volta, quindi, un’iniziativa che mette in allerta i genitori da messaggi subliminali e pericolosi per i nostri bambini: messaggi erronei e fuorvianti provengono anche dal mondo dell’industria del giocattolo. Sta a noi il difficile compito di saper filtrare quanto di positivo ci sia nei giochi e nelle esperienze a cui sottoponiamo i nostri piccoli e quanto invece, sotto pizzi e colori, si riveli molto dannoso.
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