Negli Stati Uniti, soprattutto tra le donne impiegate nei grandi colossi del web o che desiderano fare carriera, sta prendendo sempre più piede la cosiddetta “maternità over”, ovvero la scelta di rinviare la gravidanza in età avanzata: ma psichiatri ed esperti del settore si dividono su quella che sta diventando una sorta di moda.
Gravidanza rinviata per fare carriera
Se in Italia questo fenomeno è ancora marginale e, anzi, è in atto un acceso dibattito sul tema, Oltreoceano invece pare che sempre più donne abbiano abbracciato questa “filosofia di vita”.
È infatti in aumento il numero di coloro che, pur di privilegiare la carriera, decidono di congelare gli ovociti in età fertile e rinviare, di fatto, di diversi anni la gestazione.
Questa scelta sembra essere comune tra le donne che lavorano per alcune multinazionali del web e del settore IT quali Google, Facebook ed Apple che non esitano anche a offrire bonus, “scatti professionali” e incentivi, sostenendo anche le spese di congelamento degli ovociti.
La stessa azienda che un tempo era guidata da Bill Gates non ha esitato a giustificare questa politica spiegando che lo scopo è “dare alle donne la possibilità di svolgere il miglior lavoro e prendersi cura anche dei propri cari”.
Ma, commentando questo fenomeno, in Italia alcuni psichiatri quali Paolo Crepet hanno usato termini molto duri, parlando anche di un vero e proprio baratto.
Emancipazione o scelta egoistica?
Infatti, sul tema si sono create due opposte fazioni, dato che c’è chi sostiene che molte aziende statunitensi, così facendo, hanno compiuto un nuovo passo verso l’emancipazione della donna sul posto di lavoro e verso l’uguaglianza.
Tuttavia altri, come il già citato Crepet, puntano invece il dito contro una scelta egoistica e che rispecchierebbe l’egocentrismo che domina oramai nella nostra società. “In pochi infatti pensano ai figli di queste nascite posticipate, dato che avere bimbi oltre i cinquant’anni significa mettere al mondo dei potenziali orfani durante il periodo della crescita”, ha rincarato la dose il 66enne sociologo e scrittore.
Al momento, comunque, il fenomeno dei genitori-nonni non ha ancora preso piede alle nostre latitudini e pare che nell’opinione pubblica siano ancora in maggioranza coloro che pensano si debba fissare un limite massimo di età per avere figli, indipendentemente che si parli di casalinghe, lavoratrici o manager con una lunga carriera davanti.
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