Ad oggi purtroppo si tratta di una patologia ancora poco conosciuta e forse non sempre correttamente gestita. Stiamo parlando della Vulvodinia. Il vero e proprio calvario che molte donne devono affrontare quotidianamente è di fatto determinato da una sindrome neuropatica che comporta un’infiammazione dei nervi dell’area pelvica e genitale. Solitamente servono tanti mesi e molte risorse prima di giungere ad una completa diagnosi di Vulvodinia, complice la scarsa conoscenza che ancora si ha di questa patologia, anche e soprattutto in ambito sanitario.
Cos’è la Vulvodinia
La Vulvodinia è una patologia neuropatica che colpisce i nervi dell’area pelvica e genitale di oltre il 15% della popolazione femminile senza particolari differenze per quanto concerne l’età delle pazienti. Questa malattia è solitamente cronica ma molto difficile da individuare e diagnosticare in coloro che ne soffrono. L’infiammazione dei nervi della zona pelvica comporta dolori continui e prolungati, oltre a fastidiose contrazioni muscolari. Sono in crescita anche gli uomini che affermano di soffrire di un disturbo molto simile.
Tanta incertezza e poca attenzione
Troppo spesso la limitata conoscenza che medici e personale sanitario hanno su questa patologia conduce a liquidare chi ne soffre con approssimative diagnosi di stress o ipocondria. Altre voci come quella del dottor Murina dell’Ospedale Buzzi di Milano, si stanno invece alzando da qualche tempo per dare maggiore attenzione alle donne che soffrono di Vulvodinia.
La scarsa conoscenza che purtroppo avvolge questa patologia pare muoversi qualcosa proprio a partire dagli ultimi mesi. La testimonianza del dottor Murina, che visita in media 10 donne al giorno, e quella ancora più mediatica di Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano, frontman dei Maneskin, sembra stiano contribuendo a dare maggiore visibilità ad un problema altrimenti sottovalutato.
In aprile la deputata del Movimento Cinque Stelle Lucia Scanu ha presentato una proposta di legge che possa far uscire questa patologia dall’anonimato e dalla zona d’ombra in cui si trova. Sei articoli fissati all’interno del disegno di legge toccano tutti i punti principali legati alla gestione di questa malattia. Si va infatti dallo stabilire adeguate esenzioni connesse alle patologie croniche, come anche l’endometriosi, alla necessità di diagnosi più precise, più rapide e meno costose per le donne che soffrono di questo disturbo fortemente invalidante, fino a percorsi di cura personalizzati sulle esigenze di ogni paziente. Questi trattamenti comportano terapie farmacologiche, elettrostimolazioni vaginali, fisioterapie muscolari mirate e norme igienico-sanitarie preventivamente studiate.
Cause della Vulvodinia
Le conoscenze sulla Vulvodinia sono purtroppo ancora molto limitate. Le poche figure sanitarie ed assistenziali che seguono gli sviluppi di questa patologia si stanno battendo ormai da diversi anni per far conoscere cause e sintomi di una malattia fortemente invalidante.
Nel 2006 è nata l’Associazione Italiana Vulvodinia, con compiti appunto assistenziali e opportunità di confronto per le donne che soffrono di questa malattia. Attualmente si è giunti a concludere che il persistente bruciore e il costante dolore dell’area vulvare possa dipendere da alcuni fattori scatenanti.
Tra questi trovano posto l’ipersensibilità nervosa in tutta la zona pelvica, la presenza di cistiti o candidosi, le alterazioni ormonali, e ancora traumi occorsi durante un rapporto sessuale o durante il parto, e persino contratture muscolari prodotte da attività sportive come il pilates o dall’utilizzo prolungato di calzoni con il cavallo eccessivamente stretto.
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